Da una finestra ampia che dà su un parco dell’elegante West End di Glasgow, un raggio di sole al tramonto illumina le mani di William Moriconi. Spolvera lo strumento, e inizia a suonare il suo oboe davanti a noi. Intorno, i suoi due figli piccoli trasformano il salotto nel loro caos personale, mentre i nonni e la mamma cercano di tranquillizzarli. William non ci fa caso. Assorto nella musica e superato un lieve imbarazzo mentre riprende il suo strumento, che non tocca da anni, salta da Mozart a Wolf-Ferrari in un paio di minuti.

È la prima volta che riprende lo strumento in mano da anni.

William è un gioielliere e, prima di portarci nel suo appartamento, ci ha accolto nel suo negozio in un centro commerciale. A casa si è trasformato in un musicista. Forse è entrambe le cose, così come allo stesso tempo la sua famiglia rappresenta una strana sovrapposizione di presente e passato.

William suonava per l’Orchestra Sinfonica di Roma e faceva tour negli Stati Uniti, in Cina, Sud America, Russia, Grecia, Spagna e Germania. Suonava spalla a spalla con Dario Nardella, attuale sindaco di Firenze e collaboratore stretto di Renzi. Nonostante il nome, William non ha però nulla di britannico, e anzi è un toscano doc da Barga, vicino Lucca.

La sua storia con il Regno Unito inizia un giorno in cui sta giocando a biliardino in un locale della sua città natale. Più giovane, porta i capelli lunghi e disordinati. Accaldato, chiede a una ragazza bionda accanto a lui un cerchietto per i capelli, quasi senza guardarla. Nel prenderlo la nota e finisce così per riconoscere Marilena, amica d’infanzia, che di lì a poco diventerà sua moglie e finirà per portarlo in Scozia.

Anche Marilena è toscana, ma alla lontana: di origini barghigiane, ma tramite i parenti d’Oltremanica, emigrati da quello che è uno dei paesi più rilevanti per la storia dell’immigrazione italiana verso la Scozia. Nei primi del Novecento più di un decimo di tutta la comunità italiana locale veniva da lì.

Mentre Joseph, il figlio più piccolo, soffia nello strumento tentando di far uscire qualche suono, William racconta del periodo di peregrinazioni tra Italia e Regno Unito all’inizio della loro relazione, conclusosi poi con la decisione di trasferirsi a nord insieme, in quel luogo che per Marilena era casa.

A Glasgow William tenta quindi all’inizio la via della musica. È però frustrato dal dover ricoprire ruoli piccoli, sostituzioni temporanee alla Royal Scottish Orchestra o alla Scottish Chamber Orchestra Perciò inizia quasi per scherzo a fare il gioielliere per conto di amici lucchesi, finendo per avere così tanto successo da aprire un secondo negozio dopo appena due anni di attività.

William si è tuffato così nella comunità scozzese portando con sé anche i genitori, emigrati fuori dall’Italia per la prima volta dopo gli ottant’anni, proprio in quel paese di cui sentivano parlare così spesso dai propri concittadini, che avevano quasi tutti almeno un parente o un amico in Scozia. Ma vera memoria storica nella coppia è Marilena: ci racconta la sua storia in un italiano un po’ brit e un po’ con un toscano antico mentre William cerca di recuperare l’oboe dalle mani dei figli che se ne sono impossessati. Pochi metri accanto a dove ora si trova la gioielleria di William il bisnonno di Marilena aveva aperto una gelateria alla fine dell’800. Morì giovane per lo smog devastante della Glasgow industriale e la moglie fu costretta a fare avanti e indietro tra l’Italia e la Scozia per mantenere la famiglia. Uno dei figli, zio di Marilena, andò così a sud di Glasgow a lavorare. All’inizio della guerra sparì.

La madre pensò che fosse stato internato in un campo di lavoro per essere poi mandato in Canada. Scoprì che la nave che avrebbe dovuto trasportare i prigionieri italiani, l’Arandora Star, era stata affondata, e temette per la sua sorte. Controllò le liste poco alla volta pubblicate dei prigionieri sulla nave provenienti dalla Scozia ma non c’era. Chiese a chiunque, nella speranza che si trovasse in un altro campo di prigionia, forse all’isola di Man come molti altri italiani di Glasgow. Ma il suo destino sarebbe rimasto avvolto nel mistero per decine di anni.

La famiglia scoprirà la sua sorte solo pochi anni fa, su un elenco dei ferrovieri italiani morti durante la seconda guerra mondiale nel Regno Unito. Pensavano che lo zio si trovasse in Scozia, ma per qualche motivo invece lavorava alla stazione di Birmingham. In una mattina qualsiasi la polizia lo aveva arrestato, reo solo di essere italiano, e poco dopo lo aveva imbarcato verso un Canada che non avrebbe mai conosciuto.

 

— Foto: William Moriconi nel salotto del suo appartamento a Glasgow.

 


 


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