Dai briganti abruzzesi alla conquista tenace del proprio impero, fino alla sua acquisizione ostile da parte di una compagnia avversaria e alla rivincita successiva, i Forte hanno fatto molta strada attraverso le generazioni. È uno però il punto di riferimento incrollabile nella loro storia, quello che forse non è mai mutato: la famiglia.

Agli inizi dei Forte c’è il rapimento alla fine dell’800 di un membro della famiglia da parte di banditi vicino Monforte, il paese vicino Frosinone da dove è originaria. Si devono indebitare pesantemente e nella zona non c’è molto lavoro; motivi per cui il nonno di Rocco, di cui porta il nome, va prima negli Stati Uniti e poi in Scozia, dove aprirà una serie di caffè, riuscendo infine a far venire la moglie e il figlio di tre anni, Carmine. Quello che anni dopo verrà conosciuto come Lord Charles Forte, il padre di Rocco.

Charles prosegue la via di suo padre, ma con maggiore successo. Si trasferisce con la famiglia nel sud Inghilterra e lavora nel caffè che il padre aveva aperto là, facendo avanti e indietro con Roma e infine tornando a Londra. Gli viene così in mente di importare l’idea del milk bar australiano, e apre il primo nel 1934 a Londra. Ottiene così tanto successo che dopo quattro anni ne ha già aperti cinque. Nel 1958 possiede un hotel, decine di caffè, moli turistici e locali storici come il Criterion e il Café Royal di Londra. Negli anni Novante i Forte sono proprietari di oltre ottocento hotel in tutto il mondo, quattrocento ristoranti e intere catene di autogrill e catering.

Oltre a diventare proprietari di hotel tra i più famosi del Regno Unito e stretti amici della Thatcher, i Forte erano soprattutto una delle colonne portanti della comunità italiana. La famiglia di Charles dimostrava il sentimento di appartenenza a questa comunità soprattutto nelle tradizioni. Fino agli ultimi anni della sua vita, Charles Forte rispettò infatti quelle che riteneva sacre: la processione della Madonna del Carmine a Londra, quella di Sant’Antonio di Padova a Monforte, dove era tra i portatori della macchina anche quando aveva superato i settant’anni. Per non dire dell’immancabile pranzo domenicale in famiglia nella casa di Londra.

Nel 1993 Rocco Forte subentra infine al padre, ma dopo solo due anni si ritrova ad affrontare la sfida più dura: l’acquisizione del gruppo da parte della Granada, una compagnia concorrente.

Rocco Forte non demorde però, e conosce il business come pochi perché il padre lo aveva formato senza fargli sconti. «Ricoprire qualsiasi ruolo, dal centralinista al guardarobiere, è stato il modo migliore per imparare tutto», ci dice. Difficile, ma non impossibile, immaginare il futuro sir Rocco, figlio del boss, mentre ancora sistemava cappotti o serviva ai tavoli dei clienti.  Ad acquisizione ostile avvenuta, di tutto l’impero creato da suo padre ormai ottantasettenne, la famiglia si ritrova in mano solo 220 milioni di sterline, Rocco personalmente 26. Potrebbe ritirarsi, ma decide di investire il suo denaro per ricostruire il gruppo insieme al padre e alla sorella Olga. Nel 1996 acquista i primi due hotel. Nel 2016 controlla undici cinque stelle sparsi in quattro continenti, e inizia ad espandersi in Italia, come il padre avrebbe voluto. Il momento più importante per lui, però, è stata forse la riconquista del marchio Forte, nel 2001.

 

— Foto: Sir Rocco Forte nel suo Hotel de Russie a Roma.

 


 


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